Di Elio Lannutti e Rosario Trefiletti
Un milione di persone pari al 5% degli occupati -secondo uno studio della Uil- vive di politica, i cui costi diretti e indiretti, ammontano a 23,2 miliardi di euro l’anno, l’1,5% del Pil, pari a 757 euro medi annui a contribuente: 6,1 miliardi di euro, se ne vanno solo per far funzionare gli organi istituzionali (Stato centrale e autonomie). L’”esercito” di parlamentari, ministri, amministratori locali è di 144 mila persone, ai quali si aggiungono 24 mila consiglieri di amministrazione di società pubbliche, 45 mila negli organi di controllo, 39 mila di supporto degli uffici politici (gabinetti, segreterie etc.),oltre a 324 mila persone di ‘apparato’ (portaborse, collaboratori di gruppi parlamentari e consiliari, segreterie) e 524 mila coloro che hanno contratti di consulenze e incarichi.
Mentre i costi delle Regioni e degli enti territoriali sulla base dei dati 2012 del Siope, il Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, costituito presso il Mef e la Ragioneria Generale dello Stato-secondo una recente elaborazione Adusbef- ammontano a 163 miliardi di euro l’ anno, con un gravame di 2.742 euro l’anno sulle spalle di ogni italiano, che salgono a 4.031 euro se si tiene conto dei costi complessivi,che comprendono anche l’ acquisto di «mutandoni d’ ordinanza».
La spending review e la revisione della struttura costituzionale degli enti locali dovrebbero occuparsi delle Regioni prima che delle Province. Nel complesso, gli enti locali costano 240,2 miliardi di euro, di cui il 68% assorbito dalle Regioni (163 miliardi), contro il 27,8% dei Comuni (66,7 miliardi) e il 4,2% delle Province (10 miliardi). Ogni italiano contribuisce al funzionamento di Regioni, Comuni e Province con 4.031,3 euro l’ anno, di cui 2.742 per le Regioni, 1.119,7 per i Comuni e 169,7 per le Province. Sotto la lente dei costi delle Regioni anche la voce emolumenti per consiglieri: la speciale graduatoria vede al primo posto la Calabria, con 281 mila euro, contro una media nazionale di 204 mila, superata dalla Sicilia, che registra una spesa complessiva per consigliere pari a 1,735 milioni, sopravanzando la Calabria, ferma a quota 1,548 milioni. La spesa totale dei consiglieri in servizio sfiora i 229 milioni, mentre quella per pensioni e vitalizi (quindi cessati dal servizio) ammonta a 172,5 milioni. Anche in questo caso svetta il dato della regione Sicilia, sia per il costo dei consiglieri in servizio, 20,6 milioni, sia per quelli cessati dal servizio, 20,2 milioni. Il capitolo gruppi consiliari, vede il primato della Regione Lazio, con oltre 13 milioni, tallonata dalla Sicilia con circa 12 milioni e dalla Lombardia con più di 11 milioni. Il dato generale del 2012 ha visto erogare a ciascun consigliere una cifra pari 85.635 euro, circa 28 mila in più, mediamente, rispetto a quanto versato dal Senato e dalla Camera ai gruppi parlamentari, che ammonta a 57.539 euro pro-capite. Molti i gruppi consiliari delle Regioni che hanno un solo iscritto: su un totale di 221 ben 73 sono rappresentati da una sola persona. In assoluto il record per la proliferazione di gruppi “monocellulari” spetta alla Regione più ‘piccola’ il Molise, dove 30 consiglieri hanno dato vita a 17 gruppi di cui ben 10 sono costituiti da 1 solo iscritto. In Basilicata 9 dei 12 gruppi contano anche loro 1 solo consigliere; in Umbria 6 su 10 e nelle Marche 9 su 15. Ogni italiano paga in media 9,5 euro di spese per studi e consulenze erogati dalle Regioni, per un totale di oltre 566 milioni di euro annuo. Se non si tagliano alla radice sperperi e sprechi delle caste politiche ed amministrative, si condanna l’Italia alla marginalità, rafforzando chi soffia sul fuoco del rancore e delle sacrosante proteste, definite dalle èlites al potere con il termine sprezzante di ‘populismo’, che stanno infiammando le piazze italiane.
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