Portare cibo biologico in tavola vuol dire valorizzare la qualità e la biodiversità dell’agricoltura italiana. E da Bruxelles parte pro-prio in questi giorni una discussione che dovrebbe approdare all’etichettatura del cibo biologico e ad una regolamentazione dei prodotti con marchio bio. Lo scopo primario di questa discus-sione a Bruxelles è quella di dialogare con i produttori, che devo-no essere facilitati nel passaggio alla produzione di tali alimenti, e con i consumatori che devono conoscerli e fidarsi. Fra le propo-ste volte a punire la violazione delle etichette, a Bruxelles prende piede anche la creazione di un certificazione di gruppo per i pic-coli produttori. Ad accelerare i tempi per una regolamentazione del settore, l’aumento della richiesta di prodotti bio in Europa che ha scatenato un aumento delle importazioni dai paesi extra Ue dove ad esempio, è consentita la coltivazione degli OGM. Tema, quest’ultimo, sul quale il presidente della Fondazione Sergio Marini continua a mantenere una posizione molto netta.
“Il modello produttivo cui è orientato l’impiego di organismi ge-neticamente modificati – spiega Marini -è un grande nemico del-la tipicità e della biodiversità e un alleato dell’omologazione, che non giova all’agroalimentare italiano. Ecco perché continuo ad essere contrario agli OGM e sostengo Il biologico made in Italy, che garantisce l’assoluta assenza di OGM. L’Europa deve fare ora un’etichettatura chiara per il biologico italiano in modo da di-stinguerlo da quello importato da Paesi stranieri a rischio di con-taminazione”.
Il bio italiano è da salvaguardare
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