Di Massimo Panebianco – Università degli Studi di Salerno
Nell’inizio del primo semestre del 2014, il ruolo del premier italiano si è sviluppato mediante una serie di visite in capitali europee ed extraeuropee, secondo un’agenda fitta di impegni e di questioni ancora aperte e talora controverse. Invero, nell’agenda 2014 del Governo presieduto dal premier Enrico Letta, si trovano ben evidenti, al momento attuale, le linee di direzione del nostro commercio estero nel quadro della politica nazionale ed internazionale del nostro Paese. Il relativo dibattito ormai ferve e tende a surriscaldarsi, anche in vista delle previste elezioni del Parlamento europeo del maggio prossimo, nonché del successivo semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. Le tre principali questioni sul tappeto sono i temi classici e collaudati con l’Europa, gli Stati Uniti d’America ed i Paesi ad economia emergente dell’area dell’Oceano Pacifico dal continente americano a quello asiatico.
Alla prima questione si assegna il compito della revisione della politica generale, nonché di quelle settoriali dell’Unione, come concepita nell’ultimo quarto di secolo, a partire dalla presidenza italiana del 1990 con il Trattato di Maastricht del 1992, fino ai successivi impegni dell’ultimo quinquennio dal Trattato di Lisbona del 2007 a quelli ultimi di natura fiscale del 2011 – 2012(Fiscal compact). Se all’inizio, in una ben diversa situazione di circostanze economiche favorevoli della congiuntura internazionale, si accettarono alcuni numeri simbolo dei parametri di Maastricht. Essi sono e restano 3 – 20 – 60, 3 per il deficit, 20 per gli anni di aggiustamento e 60 per il debito pubblico rispetto al pil nazionale. Nelle mutate circostanze attuali, determinate dal prolungamento strisciante della crisi economico-finanziaria internazionale dell’ultimo quinquennio, le alternative strategiche italiane concernono il quid minimo o massimo della revisione dei parametri, dalla linea Maginot del 3% per il deficit di bilancio annuale, fino al virtuale e futuribile approdo ventennale di bilanci pubblici statali, stabili ed equilibrati intorno a volumi di debito sostenibili. Certamente nel secondo semestre 2014, nient’altro si potrà fare, se non fissare dei criteri generali, in ordine della procedura revisionista, già predeterminata alla fine del quinquennio 2013 – 2018 nella vigente disciplina del fiscal compact. Tant’è che appare già come un plausibile risultato negoziale per il governo italiano proprio la conferma del criterio minimalistico del rispetto del 3% del deficit, ormai divenuto corrente nelle leggi di stabilità 2012 e 2013.
Per quanto riguarda le più ampie questioni dei rapporti commerciali atlantici con gli USA e con i Paesi emergenti dell’Asia – Pacifico, il semestre italiano di presidenza UE sarà occupato dalla elaborazione del grande accordo sull’area euro-atlantica di libero commercio per beni e servizi (accordo Tap) e soprattutto dagli accordi del trans-Pacifico e del nord-Pacifico. A tale scopo sotto la responsabilità della presidenza italiana sono già programmate due sessioni della UE con i Paesi del sud-est asiatico e con i Paesi euro-asiatici dell’ASEM (sessione di Milano). In tale ampio contesto geo-economico, segnato da aree e sub-aree di enorme portata, la questione aperta concerne la salvaguardia dei tradizionali rapporti europei con quella altrettanto ampia e variegata dei rapporti con la molteplice area latino-americana. Alla ricerca di una difficile triangolazione di rapporti economico-finanziari fra Paesi di aree diverse multi-laterali e multi-regionali, non sarà facile individuare un Italian style del commercio internazionale o mondiale. A tal fine va vista con favore la fase attuale di pre-negoziati del primo semestre 2014, cui il premier italiano si sta dedicando come incoming president.
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