di Natale Forlani
Il nostro Paese, insieme a pochissimi altri, detiene il primato mondiale dell’invecchiamento della popolazione. Esso è il prodotto di un indicatore positivo, l’allungamento della vita media delle persone, e di uno negativo la bassa natalità. Eppure le implicazioni di questa evoluzione continuano ad essere trascurate in ambito politico. Con molta lentezza, abbiamo provveduto ad adeguare il sistema pensionistico e sanitario, ma vengono sottovalutati i riflessi culturali e comportamentali connessi all’invecchiamento delle persone.Una popolazione caratterizzata da molti anziani, e pochi giovani, tende ad accorciare l’orizzonte degli investimenti, riduce la propensione al risparmio, fatica a reggere il passo dell’innovazione tecnologica, con conseguenze negative sulla produttività e la competitività delle imprese, deve far fronte ai costi sanitari ed assistenziali crescenti legati all’aumento delle malattie croniche e delle persone non autosufficienti.Tuttavia molti paesi sviluppati hanno saputo contrastare questi effetti negativi con opportune strategie di adeguamento dei sistemi produttivi, del mercato del lavoro e dei sistemi welfare.Hanno fortemente incentivato la flessibilità del lavoro, per favorire la crescita del tasso di occupazione, e il ricambio generazionale e di genere, e rafforzato le politiche di alternanza tra scuola e lavoro. I sostegni alle famiglie per la cura dei figli e degli anziani, tramite erogazione di servizi e di agevolazioni fiscali, hanno consentito a molte donne di poter lavorare. La crescita del mercato dei servizi sociali che ha consentito di riorganizzare la sanità e l’assistenza nel territorio e ha permesso, essa stessa, di ampliare la domanda di lavoro femminile.In generale i sistemi fiscali sono stati riorientati a favorire la promozione di nuove imprese e la crescita della produttività.Nel nostro Paese il peso della sostenibilità è stato caricato sull’aumento della pressione fiscale, in particolare sulle imprese e sulle famiglie, o intraprendendo le vie di fuga del lavoro sommerso, di sovente svolto dagli immigrati, e dell’evasione fiscale.Ma l’abnorme aumento del debito pubblico e gli oneri del suo sostentamento hanno rotto questi equilibri: troppa pressione fiscale deprime l’economia, il declino demografico precarizza i livelli di solidarietà familiari. Risalire la china, sull’esempio positivo fornito dagli altri Paesi, è possibile ma solo a condizione che avvenga un mutamento valoriale che rimetta l’impresa e la famiglia al centro delle politiche pubbliche, e muti radicalmente gli approcci economici che hanno drenato risorse economiche e occupazionali verso su una invadente intermediazione pubblica incapace di generare sviluppo e giustizia sociale.
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