Nella prestigiosa Sala del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra, si é tenuto il secondo incontro/dibattito sul prossimo referendum costituzionale.
L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Italia sostenibile e dalla Confederazione ConfimpreseItalia/FDP, ha visto come relatori i deputati Mario Catania e Colomba Mongiello, sostenitori del “SI”.
Il Presidente Sergio Marini ha aperto il dibattito soffermandosi sull’obbiettivo dell’iniziativa, tesa a dare un’informazione più ampia possibile sui contenuti e sul merito della riforma. L’appuntamento referendario, ha continuato Marini, non può e non deve essere un giudizio sul Governo, ma neanche uno spartiacque tra chi si vorrebbe far passare per innovatore votando SI e chi, ancorato al passato, vota No. La Costituzione è troppo importante per essere piegata alle beghe di partito o agli slogan più o meno populisti. La Costituzione si cambia se migliorativa; si lascia come è se il nuovo è peggio del vecchio. Tutto qui!
Il Presidente Guido D’Amico, nel suo intervento ha evidenziato le motivazioni del suo Si alla riforma, soffermandosi in particolare sulla necessità di una nuova forma di rappresentanza sociale che può nascere dopo l’abolizione del Cnel
Ha preso, quindi, la parola l’On. Mario Catania che ha tracciato le motivazioni del proprio sostegno al “SI” soffermandosi in particolare sui vantaggi di una maggiore funzionalità e rapidità della legiferazione e di un nuovo rapporto Stato – Regioni diretto a superare l’attuale cattivo regionalismo.
L’On. Colomba Mongiello ha spiegato le ragioni per cui il nostro Paese ha bisogno di una riforma della Costituzione che sia base ed apice di un riformismo più ampio e complessivo, ponendo in particolare l’accento sulla riduzione dei costi della politica e sulla necessità di di una significativa semplificazione, quali cardini di questa riforma.
Ha fatto seguito un dibattito, animato e nutrito. Gli interventi hanno evidenziato criticità ed opportunità della riforma. Ne è scaturito un sostanziale equilibrio tra i sostenitori del Si e del No.
Certo è che, comunque vada il referendum, il Paese dopo il 4 dicembre, dopo 6 mesi di accesa campagna referendaria, si ritroverà con gli stessi problemi di sempre e più spaccato di prima.