Recuperare la fiducia dei consumatori con l’etichettatura delle carni. E’ questo lo scopo della discussione che sta avvenendo in questi giorni al Parlamento europeo e che era già stata a lungo discussa in passato proprio dal presidente della Fondazione Italia Spa, Sergio Marini. “Il problema, come spiega Marini, non è sol-tanto l’etichettatura d’origine delle carni (maiale, pollame, agnello e capra), ma estendere l’etichettatura anche agli alimenti trasformati che contengono latte e carne, un passo importante per difendere il Made in Italy dalle sofisticazioni”. Quello dell’etichettatura degli alimenti trasformati pare essere tornato un argomento all’ordine del giorno a Bruxelles, che però deve fa-re i conti con un possibile innalzamento dei costi che sembra spaventare fin troppo i produttori. Inoltre bisogna sottolineare che a livello europeo, ci sono paesi come la Spagna, la Gran Bre-tagna, il Lussemburgo, l’Austria e la Francia che sono contrari all’etichettatura obbligatoria e che non ritengono comunque scongiurato il rischio di frodi alimentari con questo metodo.
L’etichettatura non può essere considerata soltanto un modo per approfondire da dove proviene quel prodotto, è una sicurezza per il consumatore. Gli permette di scegliere il cibo da portare in tavola in maniera consapevole e permette agli allevatori di di-fendere e valorizzare le produzioni di qualità.
Tutta una questione di etichette
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